Conservazione del vino
Il problema principale che ha afflitto i produttori di vino è sempre stato quello riguardante la conservazione. Anche quando le scoperte scientifiche non erano ancora arrivate a fornire spiegazioni precise, s'era capito che se il vino rimaneva a contatto dell'aria inevitabilmente scadeva di qualità. Era quindi necessario evitare questa spiacevole situazione, ma riusciva difficile avendo a disposizione come recipienti prima le grandi anfore da 25 litri in terracotta che, essendo un materiale poroso, lasciava traspirare, e più tardi i barili di legno.
Esistevano esempi fin dall'antichità di recipienti in vetro, ma non si sapeva come chiuderli. La rivoluzione determinante fu portata dal secolo dei lumi, il Settecento, quando in soccorso delle bottiglie arrivò la fondamentale scoperta del sughero. I contenitori di vetro esistevano già da molto tempo. L'arte del vetro, tutta italiana, aveva introdotto un modo nuovo di servire il vino a tavola. Più tardi la produzione di bottiglie si era diffusa in Francia, in Germania e nelle Fiandre. C'era però sempre il problema della fragilità e quindi la necessità di proteggere il recipiente.
Il fiasco toscano rivestito di paglia nacque fra il Trecento e il Quattrocento, mentre bottiglie di varie forme venivano fatte un po' ovunque. La richiesta era così alta, ed evidentemente anche le rotture, che tutti i laboratori si davano un gran da fare per soddisfarla. Sorse così in Inghilterra nel Seicento il primo provvedimento di tutela ambientale: le foreste venivano spianate per alimentare con la loro legna i forni delle vetrerie e il re Giacomo I fu costretto a emettere un divieto di produrre vetro, suggerendo ai sudditi di ritornare alle vecchie bottiglie di ceramica.
In seguito si scoprì che usando il carbone al posto della legna si poteva ottenere un vetro meno chiaro ma più robusto, La via della bottiglia era ormai spianata. Mancava solo il tappo...
I Romani avevano già usato il sughero, ma con scarsi risultati. Nel Medioevo si tappavano le bottiglie con panni attorcigliati, oppure con pelle coperta di ceralacca, ma erano anche diffusi tappi in vetro smerigliato.
Solo dopo il Seicento vennero usati i primi tappi di sughero e, subito dopo, i cavatappi per i quali si fece ricorso agli arnesi d'acciaio a vite utilizzati fino ad allora per estrarre dagli archibugi gli stoppacci dei colpi inesplosi.
La forma delle bottiglie andò modificandosi nel tempo, assumendo caratteri per così dire internazionali. Le prime erano quasi sferiche con lunghi colli, difficili da accatastare nelle cantine o nei magazzini senza un grande spreco di spazio, poi ci si orientò verso linee sempre più razionali. I vetrai olandesi pensarono di farle addirittura di forma quadrata, più logica per lo stoccaggio, ma l'uso è andato perdendosi, ed è rimasto solo per certe bottiglie di gin o di whisky. I formati classici sono sei.